Agricoltura, lavoro e migrazioni in Sicilia

Una ricerca etnografica sulla filiera olivicola

Il volume si occupa di rappresentazioni del Mezzogiorno d’Italia a partire da alcuni temi del dibattito scientifico e politico nell’ambito degli studi rurali degli ultimi anni, passando da una lettura critica dell’idea che sia avvenuta una «rivincita dell’osso»; una “rivincita”, tuttavia, che appare ancora parte di una visione dicotomica di un Sud arretrato contrapposto ad un Nord sviluppato, per arrivare alle implicazioni che questa ha nelle rappresentazioni del Meridione che gli stessi meridionali producono e interiorizzano. Questo dibattito viene messo alla prova attraverso l’analisi etnografica della filiera olivicola in Sicilia occidentale. Dopo una descrizione di questo sistema produttivo, lo stile etnografico diventa via via più rilevante quando ci si sofferma sul lavoro che sta alla base della catena produttiva.

L’autrice, dalle interviste in profondità a buyers, commercianti, olivicoltori, passa all’osservazione partecipante: gli stralci di diario raccontano dalla raccolta delle olive svolta dalla ricercatrice in modalità coperta, ai dibattiti nell’insediamento abitativo dei lavoratori migranti su lavoro e caporalato, alla festa religiosa murid. Infine, ancora attraverso le interviste in profondità, il testo si sofferma sul punto di vista dei lavoratori stagionali migranti e degli olivicoltori e in particolare sulle loro rappresentazioni del Mezzogiorno e delle sue possibilità di emancipazione a partire dall’agricoltura.

La domanda che rimane aperta è: sono i lavoratori stagionali migranti gli attori protagonisti che produrranno le nuove rappresentazioni del Mezzogiorno contemporaneo?

1.1 Genesi ed evoluzioni della sociologia rurale

In Italia l’interesse a livello normativo e accademico per l’attività agricola si è sviluppato parallelamente a quello per il rurale. Ciò rappresenta un’anomalia rispetto alle tendenze europee e soprattutto mondiali. Le principali differenze sono due: in Italia l’attenzione verso il rurale cresce a partire dagli anni Ottanta, quando paradossalmente questo perde di peso, infatti il Censimento del 1981 rilevava un aumento della popolazione dei centri urbani e una progressiva diminuzione nei centri rurali. La seconda ragione dell’anomalia italiana è l’intercambiabilità dei termini rus e agricultura; infatti questi erano distinti sin dai latini che indicavano con il primo la campagna e con il secondo la coltivazione del suolo. Questa mancata distinzione di due aspetti così differenti secondo Barberis (2009) è un lascito del fascismo, impegnato nel lanciare la moda del rurale dalla quale in seguito politici e istituzioni presero le distanze per evitare di essere associati a quell’ideologia (Barberis 2009).

La sociologia rurale nasce agli inizi del XX secolo negli Stati Uniti d’America. È del 1935 la prima rivista specialistica «Rural Sociology» che si inserisce in un clima istituzionale di ricerca e intervento nelle campagne americane sempre più impoverite. In Europa, a parte alcuni studi, condotti da Weber e Planck (1892) su alcuni villaggi rurali, è difficile rintracciare una tradizione di studi. Questa ha inizio nel secondo dopoguerra in concomitanza all’affermarsi del paradigma della modernizzazione e del conseguente «keynesismo forte» per l’implementazione, attraverso l’intervento statale, di tale paradigma. Nel 1958 nasce la società europea di sociologia rurale e poco dopo la sua rivista ufficiale «Sociologia Ruralis». Sul versante continentale questa sub-disciplina si sviluppa con l’intento di analizzare l’impatto della modernizzazione dal punto di vista socio-culturale e socio-economico, quindi nel primo caso il mutamento della società contadina e nel secondo l’integrazione di questa con il mercato; in entrambi i casi il percorso unilineare di omologazione al paradigma dominante è posto come inevitabile. Quest’ultimo aspetto nei decenni successivi sarà criticato dagli approcci neo-marxisti o da coloro i quali pongono l’accento sull’agency dei contadini.

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Indice

Collana:
ISBN: 979-12-5534-020-1
Pagine: 202
Formato: 15 x 21 cm
Martina Lo Cascio
Martina Lo Cascio
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