Vite precarie

Attesa e speranza in Iran

Il volume esamina il senso di precarietà della vita sperimentato dagli iraniani e dalle iraniane nel primo decennio del ventunesimo secolo. La dissoluzione dei legami familiari, la precarietà lavorativa, le disuguaglianze di genere e di classe, un intenso individualismo, un senso di homelessness (mancanza di terra natia): tutti questi fenomeni contribuiscono alla determinazione delle vite precarie. Descritti dalla società come improduttivi e come un peso per la società, le giovani e i giovani iraniani sono sottoposti a una perenne incertezza determinata dal dispositivo dell’attesa, continua e senza fine, che li costringe in una pietrificante immobilità sociale e spaziale. Nelle vite precarie, il presente è incerto e il domani appare senza futuro.

Tuttavia, attraverso un’attenta ricerca sul campo tra i giovani di Teheran ed Esfahan, nonché tra i lavoratori migranti delle aree rurali, Khosravi descrive anche il sogno “a occhi aperti” e la speranza delle giovani generazioni per il cambiamento, praticato attraverso la mobilitazione e la solidarietà nelle proteste politiche, nei carnevali di strada e nei movimenti sociali.

Intrecciando abilmente storie individuali di giovani, rapporti governativi, dati statistici e analisi dell’arte di strada e della letteratura contemporanea, Shahram Khosravi dà vita a un ritratto denso dell’esperienza di precarietà nella vita quotidiana degli iraniani e delle iraniane e al contempo le loro possibilità di sperare, agire e dunque cambiare.

Vite precarie. Attesa e speranza in Iran è un’opera vitale per l’antropologia contemporanea, non soltanto perché dà voce alle difficoltà e alle speranze dei giovani e delle giovani dell’Iran, ma anche poiché offre una lettura e uno strumento di analisi critica delle molteplici forme che la precarietà assume nelle vite quotidiane.

Il diritto alla speranza

Il crescente divario tra ricchi e poveri si manifesta nella distribuzione ineguale del rischio e della speranza. A metà del quarto decennio dal ritorno dell’ayatollah Khomeini, le promesse della Rivoluzione stanno svanendo più velocemente che mai. Gli iraniani, in particolare i giovani, sono lasciati soli con molteplici precarietà, come l’alto tasso di corruzione, le crescenti differenze di classe, le disgregazioni familiari, la disoccupazione di massa, l’insicurezza finanziaria e le disuguaglianze di genere. Una distribuzione ineguale della speranza è caratteristica delle società in contrazione, «quando tali ineguaglianze raggiungono un estremo, a certi gruppi non viene offerta alcuna speranza» (Hage 2003, p. 17).

Negli ultimi anni, in particolare dopo le elezioni del 2009, ho sentito di frequente i giovani iraniani – o letto nei loro blog, pagine Facebook, libri e articoli di giornale – fare riferimento alle esperienze delle minoranze, spesso in modo interessante a quelle degli ebrei in Europa durante la prima metà del secolo scorso. Una citazione popolare usata dagli iraniani viene da Franz Kafka – «c’è speranza, ma non per noi» – parole ciniche di un ebreo di lingua tedesca che viveva a Praga e che incarnava il continuum dell’esclusione nell’Europa del Primo Novecento.

Nelle parole dei giovani iraniani, che non sono in minoranza in termini di etnicità o credo religioso, ma sentono di vivere una vita come «nella Francia sotto occupazione nazista», ciò riecheggia ancora una volta la già citata analogia tra la situazione difficile di illegalità dei migranti e la vita precaria dei giovani in Iran. L’espressione dell’angoscia e del risentimento attraverso le parole di Kafka ha origine nelle riflessioni sulla distribuzione ineguale della speranza e sulla riduzione della capacità di uno Stato di generare un sentimento di speranza per tutti (vedi Hage 2003).

I giovani iraniani non si sentono senza speranza perché questa non c’è (c’è per gli altri), ma semplicemente perché non ne hanno diritto.

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Indice

Nota sulla traduzioneNota sulla traslitterazione e le date
Prefazione all’edizione italiana
Introduzione
I. La famiglia precaria
II. La generazione 1360
III. Efebifobia, la paura dei giovani
IV. Strade
V. Muri
VI. Imparare a sopportare
VII. Iran precario
Ringraziamenti
Bibliografia

Collana:
ISBN: 978-88-31222-60-0
Pagine: 330
Formato: 15 x 21 cm
Shahram Khosravi
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