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Il concetto di famiglia ha acquisito, nel corso dei decenni, maggiori forme di legittimazione sul piano scientifico anche se, tuttavia, i percorsi di analisi hanno sottolineato una posizione tradizionale che non contempla le famiglie omogenitoriale. Ciò partendo dall’assunto che la capacità genitoriale corrisponda a un dato tipo di famiglia, e non alla sua principalmente funzione del prendersi cura. Questo ha comportato, inoltre, un lasciare ai margini, le esistenze oltre che i problemi socio-politici incontrati da individui che esistono al di fuori delle categorie più normalizzate (quelle di gay e lesbiche cisgender), e che restano fuori (per scelta o per costrizione) dalla questione della genitorialità e del matrimonio (unione civile).
Questo volume cerca, dunque, intende proprio dare voce alle esperienze di persone e coppie transgender, ai vari modi in cui le nozioni di famiglia sono decostruite e ricostruite per adattarsi a identità, sessualità e disposizioni non normative. Dalle storie emerge come la scelta “del fare famiglia” delle persone transgender (sia in coppia switch sia in coppia gender-mixed) si basa principalmente su due aspetti: la buona riuscita del percorso di transizione di genere (di uno o di entrambi i partner), il riconoscimento sociale della coppia. I vissuti qui descritti permettono di rendere evidente gli immaginari che riproducono queste nuove tipologie di famiglia (sulle quali nel nostro Paese mancano analisi e ricerche specifiche) oltre che inedite forme di oppressione che si evidenziano “in” e “out” la comunità arcobaleno, sullo sfondo di modelli ideali forgiati e diffusi nell’orizzonte etero-omonormativo.
4.2 L’omotransfobia: fra accettazione, discriminazioni e processi di omonormatività
Come sopra visto, ad influire sul vissuto della coppie, e delle persone transgender in generale è una società che può evidenziare (o non) un certo grado di apertura verso le minoranze e verso quelli che sono i bisogni di cittadinanza sessuale dei sui membri; un clima inclusivo gioca un ruolo importante nel favorire la stabilità delle coppie, nel limitare le occasioni di stress (esperienze di rifiuto, discriminazione e/o violenza dovute a un’identità stigmatizzata) che al contrario ne possono minare il benessere, rendendo l’esperienza dello stare assieme peggiorativa di una condizione di per sé già complessa sul piano psicologico e relazionale.
Senza dubbio, l’accettazione di sé, della propria identità di genere e sessuale costituisce una base di partenza importante e non è un caso che molti studi, (ma anche i movimenti cui danno vita il vasto arcipelago delle associazioni LGBTQ+) centrano la loro attenzione sui processi di rivelazione, sull’importanza del coming-out come gesto che esprime al contempo non solo un valore psicologico, ma anche politico e sociale.L’omotransfobia rappresenta l’insieme dei sentimenti, atteggiamenti e credenze negative (che possono spaziare dal disagio al disprezzo) che una persona può provare (a livello inconscio o conscio) verso le persone con identità di genere ed orientamento sessuale non eteronormativo (Chauvin, Lerch 2016). In riferimento all’omosessualità (ma il discorso può essere esteso anche alle persone transgender), negli ultimi anni, i ricercatori hanno preferito utilizzare il termine omonegatività al termine omofobia, con l’obiettivo di descrivere il pregiudizio e la discriminazione nei confronti delle persone omosessuali senza richiamare il concetto di fobia, che si associa a quello di paura, inteso come timore irrazionale, mentre al contrario l’omofobia si caratterizza per un pregiudizio consapevole. Inoltre l’omofobia tende a porre l’accento sul soggetto omofobico e non invece a riconoscere la matrice culturale e sociale che alimenta il fenomeno stesso. L’omotransfobia non riguarda solo persone esterne alla comunità LGBTQ+, ma al contrario può essere interiorizzata, intendendo con questa quell’insieme di sentimenti negativi (quali ad esempio ansia, disprezzo, vergogna) che le persone con identità di genere e sessuale non normativa provano verso se stessi per la propria condizione e verso l’omosessualità e la condizione gender non-conforming altrui (Rinaldi 2012).
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