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Crediamo di vivere in un’epoca iper-razionale, all’insegna della scienza e del calcolo matematico; un’epoca di disincanto, come aveva vaticinato il sociologo tedesco Max Weber, in cui «non occorre più ricorrere alla magia per dominare o per ingraziarsi gli spiriti, come fa il selvaggio per il quale esistono simili potenze».
In realtà, il nostro comportamento è guidato, spesso a nostra insaputa, da ricette, formule, strategie, linee di azione che fanno leva su argomenti irrazionali o illogici, cortocircuiti mentali, smottamenti cognitivi, illusioni della psiche, distorsioni conoscitive, come forse non è accaduto nemmeno nei cosiddetti secoli bui dell’umanità.
Data questa premessa, il libro propone la traduzione di cinque importanti studi di scienziati della mente (Thorndike, Forer, Skinner, Hastorf e Cantril, Lloyd Morgan) che ci permettono di vedere al di là della cortina fumogena del mondo negromantico nel quale viviamo. Si tratta di cinque scritti che illuminano distorsioni, pregiudizi ed esagerazioni della nostra mente e che hanno il merito di renderci consapevoli del loro funzionamento nella vita quotidiana.
Ogni articolo è preceduto da un saggio che descrive, approfondisce e indica le implicazioni del tema trattato. Il testo si rivolge tanto agli scienziati sociali (sociologi, psicologi, antropologi, educatori) quanto a tutte le persone curiose di saperne di più sul funzionamento della propria mente.
L’effetto alone
Tra tutti i meccanismi psicologici studiati dalla psicologia sociale e cognitiva, uno dei più potenti e diffusi è sicuramente l’effetto alone (halo effect, in inglese). Con questo termine si indica il fenomeno per cui un’impressione generale, sia positiva sia negativa, o una singola caratteristica di un individuo o gruppo sociale orienta la percezione che si ha dell’individuo o gruppo anche relativamente ad altri tratti della personalità o caratteristiche.
Ad esempio, si ha effetto alone quando la bellezza fisica condiziona la percezione di altre qualità della persona quali l’intelligenza o la professionalità. Oppure, quando si crede che un esperto in un certo settore debba essere esperto anche in un altro settore. O, ancora, quando l’immagine di un prodotto, di un’impresa, di un paese influenza l’immagine di altri prodotti dello stesso marchio e della stessa provenienza.
L’effetto alone è utilizzato nella comunicazione persuasiva quando si adopera, ad esempio, un attore famoso come testimonial di un prodotto nei confronti del quale non ha alcuna competenza particolare, ma la cui associazione con l’attore garantisce un maggiore volume di vendite. L’innamoramento genera un gigantesco effetto alone: quando si è innamorati, la persona su cui riversiamo i nostri sentimenti ci appare unica e splendente tanto che questa valutazione contagia anche quelli che agli altri appaiono difetti e che, agli occhi dell’innamorato, appaiono invece come “deliziosi vezzi” (Dobelli 2013, p. 127).
Infine, perfino la morte può generare un curioso effetto alone: una volta non più in vita, le persone sono percepite come più buone, positive e abili di quanto non fossero in vita, come se la morte imponesse un filtro roseo agli occhi di tutti i viventi.
€ 20,00
1. Aloni, stregoni e superstizioni
2. L’“effetto alone” ovvero perché crediamo all’attrice che pubblicizza la crema di bellezza
Un errore costante nelle valutazioni psicologiche
Edward L. Thorndike
3. L’“effetto Forer” ovvero perché crediamo all’astrologia e alle pseudoscienze
La fallacia della convalida soggettiva: una dimostrazione di credulità in aula
Bertram R. Forer
4. Skinner e il piccione ovvero perché siamo (ancora) superstiziosi
La “superstizione” del piccione
B. F. Skinner
5. “Hanno visto tutti!” ovvero perché i tifosi pensano di avere sempre ragione
La partita che videro: uno studio di caso
Albert H. Hastorf e Hadley Cantril
6. Il “canone di Morgan” ovvero perché trattiamo gli animali come esseri umani
Menti diverse dalla nostra
Lloyd C. Morgan
Conclusioni